È stato molto difficile lasciare Tulum, non per Tulum ma per Liza. È venuta in stazione a salutare me e Joe, Ana era andata via prima. Ho abbracciato Liza e mi sono seduta su una panchina ad aspettare il bus. C’era il Wi-Fi, non sapevo cosa fare e ho compilato il modulo ESTA per entrare negli Stati Uniti. Mi ha fatto un po’ riprendere.
Sul bus non ho pensato a nulla, ho solo sperato di arrivare in un posto migliore.
La mia prossima tappa è Valladolid: da qui sarà facilmente raggiungibile Chichén Itzá il sito più famoso al mondo che ospite le rovine Maya.
Arrivata a Valladolid noto di quanto le case intorno a me, sembrino più piccole e basse. Per strada respiro meno pericolo. Metto le mappe e mi avvio verso l’ostello. Cammino con la mia valigia per un tempo infinito (tipico di quando mi sposto sotto il sole) e arrivo davanti all’ingresso della mia “casa” per i prossimi giorni.
Ana è già dentro che fa il check-in. Ci propongono di prendere una stanza insieme così da poter risparmiare, ovviamente accettiamo.
Sistemiamo veloci le cose in camera e usciamo. Sto morendo di fame. Valladolid è famosa perchè proprio in città e poco distante si trovano i cenotes. Si tratta di grotte naturali di acqua dolce, ne vedo uno per la prima volta e rimango senza fiato. È enorme, ti puoi tuffare da diverse altezze, l’acqua è blu e ci sono centinaia di pesci neri che nuotano intorno. È molto suggestivo, non si vede il fondo ma ci sono tantissime persone che nuotano tranquille.
Io e Ana decidiamo di mangiare qualcosa prima: ovviamente nulla di salutare, qui in Messico sembra quasi impossibile.
Dopo pranzo ci dirigiamo verso l’entrata, scendiamo diversi scalini e arriviamo in fondo. Io mi tuffo. L’acqua è fredda, un sacco di pesci nuotano intorno a me, ma cerco di non pensarci e arrivo ad una corda arancione, che è stata legata a due estremità della grotta e in due il mini lago d’acqua nel quale sono immersa. Cerca di stare in equilibrio sopra la corda e poi esco dall’acqua. Muschio ovunque. Mi siedo e mi guardo intorno. Ci sono le liane che scendono dalla parte superiore della grotta, e tutt’intorno ricca vegetazione verde petrolio che mi toglie nuovamente il fiato. Qui è tutto incredibile. Valladolid mi sta ridando la possibilità di sognare.
Mentre camminiamo verso l’ostello, ci fermiamo nella piazza principale. Tutt’intorno un parco e strade enormi che offrono la possibilità a bus provenienti da ogni parte del Messico di fermarsi in città. Mi compro una marquesitas con la Nutella e mi siedo nel parco incantata dai colori intorno me.
Comincia a far buio. Il mio aperitivo è stato un dolce in mezzo alla strada.
Quando arrivo in ostello, mi dirigo verso il bagno e trovo una sorpresa: nell’acqua del wc, la coda di un’iguana che ha deciso di prendere fresco proprio lì dentro. Sono scioccata! Come faccio a sedermi qui? Cambio bagno e ne trovo un’altra! Milioni di zanzare intorno a me non mi permettono di ragionare. Esco dal bagno e vado a fare la doccia. Un’iguana dentro il wc… questa scena mi permetterà di stare tranquilla in bagno prossimamente?
Racconto tutto a Joe e Ana. Joe nel frattempo è nella hall che parla con un ragazzo degli States, e mentre racconto la mia avventura, lui scoppia a ridere e mi dice che è da poco tornato alla realtà da una vita fatta solo di natura totale, quindi per lui è fin troppa civiltà poter anche semplicemente pensare di avere un wc dove poter fare i propri bisogni. Rimango affascinata mentre ci racconta della sua vita. Gli chiediamo come mai abbia deciso di tornare nella civiltà: non sa rispondere.
Ha vissuto nella natura, senza riscaldamento e vestiti per anni. Ha viaggiato a piedi, senza telefono e senza contatti con il mondo. Ha scelto di vivere senza soldi e con la sola forza del suo corpo. Ora è qui davanti a me, per una strana logica, il destino mi ha messo davanti a questa persona. Non pensavo potesse esistere niente di simile, invece ce l’ho davanti.
Mi faccio la doccia e vado nel letto. Ana sta guardando una serie tv. La guardo e sorrido. È così bello essere qui in questo momento ed essere in vita.